Saturday, March 17, 2007

RICORDARE NASSIRIYA


Nel desolante panorama del palinsesto televisivo italiano le fictions hanno contribuito non poco ad abbassare il livello qualitativo complessivo.
Ma, tutto sommato, c'é fiction e fiction e a me quella su Nassiriya della RAI non é affatto dispiaciuta.
Certo il rischio di assistere alla solita miscela di effetti speciali, malinconia ed atmosfere sdolcinate esiste sempre, ma non mi pare che questo fosse il risultato complessivo dello sceneggiato.
Lo stesso sottotitolo "per non dimenticare" sposta l'attenzione su altro, la comune assuefazione a notizie riguardanti camion imbottiti di tritolo che quotidianamente spazzano via esistenze umane. A volte tutto questo scompare anche dalle prime pagine dei giornali, relegato com'é ormai in spazi assai poco frequentati della nostra attenzione e dalla memoria. I fatti di guerra continui del nostro pianeta non fanno parte del consueto argomentare, in qualche modo non ci riguardano più; davanti alle macchinette del caffé c'é più spazio per l'ultima partita dell'Inter che per fatti di cronaca di cui nessuno vuole più parlare.
E' anche normale che sia così, in fondo, bisogna pur sopravvivere e allora é inutile dialogare di massimi sistemi, anche perché certe lezioni - mi viene in mente quel "mai più la guerra !" di Giovanni Paolo II - l'uomo sembra davvero non impararle mai.

Lo sceneggiato su Nassiriya, comunque, mi ha fatto riflettere e, soprattutto, ricordare.
Ho ripensato a quelle parole di Margherita, vedova del brigadiere Giuseppe Coletta, ripresa, all'indomani dell'uccisione, dalle telecamere dei telegiornali, con la croce di Cristo in mano, che prende la Bibbia, dicendo "qui c'é tutta la nostra vita", e legge quel brano di Matteo:
"Avete inteso che fu detto: amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico, ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per i vostri persecutori, perché siate figli del Padre vostro celeste, che fa sorgere il sole sopra i malvagi e sopra i buoni e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti" (1)



Fecero scalpore quelle parole e suscitarono un pensiero di Don Giussani, affranto, appassionato e pieno di speranza.
Anch'esso passò dai telegiornali e rimase nel cuore di molti, così come riaffiora nella mia mente adesso, dopo le immagini dello sceneggiato televisivo:

Che orrore!
Che vergogna!
«Né il sol più ti rallegra
Né ti risveglia amor».
Il Pianto antico di Carducci custodisce nel cuore della nostra storia quel mistero per cui Dante Alighieri prega la Madonna perché una ricchezza di umanità nuova affermi la vittoria del bene attraverso il suo dolore di sposa e di madre:
«In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontate».

Così in noi diventa grande l’urto del cuore per il giudizio della signora, moglie del brigadiere Coletta, che ha parlato davanti alle telecamere del telegiornale.
«In te misericordia», perché l’uomo cade senza conoscere il dove, il come e il quando.
«In te pietate», perché l’uomo è debole, contraddittorio e fragile fino alla morte.
«In te magnificenza» è il comunicarsi di una forza di vittoria come luce finale.
Bontà è il motivo di azione per l’uomo.

Quanto canto popolare potrebbe risorgere, se una educazione del cuore della gente diventasse orizzonte di azione dell’Onu, invece che schermaglia di morte – favorita da quelli che dovrebbero farla tacere – tra musulmani ed eredi degli antichi popoli, ebrei o latini che siano. E questa sarebbe la vera ricchezza della vita di un popolo!
Se ci fosse una educazione del popolo, tutti starebbero meglio.
La paura o il disprezzo della Croce di Cristo non farà mai partecipare alla gioia di vivere all’interno di una festa popolare o di una espressione familiare.
La testimonianza di Dante Alighieri è rifiorita nel dolore della signora Coletta:
«In te misericordia, in te pietate,
in te magnificenza, in te s’aduna
quantunque in creatura è di bontate».

Ripenso alla vedova Coletta, ad una sua recente dichiarazione in cui affermava di non provare sensazione di giustizia nell'esecuzione di Saddam Hussein e diceva di pregare per lui.
Forse é tutto qui il segreto di una speranza di umanità rinnovata, proprio come in quella frase del Salmo : "chi semina nelle lacrime mieterà con giubilo" (2)

Note:
(1) Matteo cap.5: 43-45
(2) Salmo 126 (125,5)

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