Wednesday, April 11, 2007

LA MAGIA DI RADIATOR SPRINGS


John Steinbeck concludeva così il suo punto di vista sulle superstrade americane, nel libro Viaggiando con Charley: "queste strade sono ottime per il trasporto delle merci, ma non riusciranno mai a far capire cosa significhi il paesaggio. Quando imboccheremo una di queste strade che attraversano il Paese da una costa all'altra, cosa che accadrà di sicuro, andremo da New York alla California senza aver visto assolutamente niente".
Di tutt'altra opinione Mike Bryan, che, nel suo Uneasy Rider, afferma : "a mio parere si capisce molto ma molto di più percorrendo una di queste strade (le superstrade, ndr) o visitando i dintorni: si vede l'America non solo com'é, ma come sarà; ci si trova faccia a faccia con la verità, bella o sgradevole che sia..."

I creatori di Cars, il film d'animazione della Pixar che ha seguito il successo de Alla ricerca di Nemo e Gli incredibili, sembrerebbero più seguaci di Steinback che di Mike Bryan, pur apparendo condivisibili anche le affermazioni di quest'ultimo.
Fatto sta che il film, tra le altre cose, è anche l'elegia della Route 66, la mitica strada statale americana, dimenticata per molti anni, ma ora eletta a sorta di nuovo monumento nazionale degli Stati Uniti.
C'é un punto del film, accompagnato dalle melodie struggenti di Randy Newman, in cui Sally, la "bella" del paese di Radiator Springs, porta Saetta McQueen ad ammirare il paesaggio mozzafiato, fatto di canyons e distese sterminate, su un tratto abbandonato della vecchia strada. Saetta si stupisce che lassù non vada più nessuno a godere di una tale bellezza :

Sally: Non é stato sempre così.
Saetta McQueen: Ah no ?
Sally: No, quarant'anni fa quell'autostrada laggiù non esisteva.
Saetta: Davvero ?
Sally: Già. A quei tempi le auto attraversavano il paese in un modo del tutto diverso.
Saetta: Che cosa vuoi dire ?
Saetta: Beh, la strada non era diritta come l'autostrada ora. Seguiva il paesaggio, sai ?
Saliva, scendeva, si arrampicava. Allora il bello non era arrivare. Il bello era viaggiare...

Il cambiamento di Saetta McQueen comincia qui e pian piano quell'auto da corsa giovane, inesperta e presuntuosa imparerà a scoprire le regole degli abitanti di quella piccola cittadina, fatte di dignità e lealtà, di passione ed amicizia, regole che lui non conosceva prima d'allora e che non aveva perciò imparato a rispettare, ma che ora scoprirà essere il tesoro prezioso di quel luogo tagliato fuori dall'autostrada e dalla frenesia dei tempi moderni.
Potrebbe sembrare operetta morale alla fine, ed é il rischio che questi film d'animazione corrono sempre, ma qualcosa in più questa volta c'é.
E' l'esperienza del regista John Lasseter, che racconta così momenti di vita vissuta, alla base dell'ideazione e della realizzazione del film:

"Cars per me é un film molto personale.

Non solo la storia é ispirata al mio amore per le automobili e a mio padre, addetto ai ricambi in una concessionaria Chevrolet, ma é ispirato ad un evento realmente accaduto nella mia vita.
Diressi Toy Story, Megaminimondo e Toy Story 2. Quando completammo Toy Story 2 era il 1999. Erano passati nove anni ed avevamo quattro figli.
Mia moglie mi disse: "John, la sai una cosa, ti abiamo sostenuto mentre giravi questo film e durante la nascita della Pixar e tutto quanto. Ma ti conviene fare attenzione, perché un giorno ti sveglierai, i tuoi figli andranno all'università e ti sarai perso ogni cosa".
Così mi presi una lunga vacanza. Mia moglie ed io comprammo un camper usato e io decisi di esplorare l'America evitando le autostrade.
E sapete cosa é successo ?

La nostra famiglia ne uscì fortificata.
E quell'estate mi ha cambiato la vita.
Tornai a casa sapendo che questo film si sarebbe basato su un personaggio che scopre ciò che ho scoperto io. Cioé che nella vita é il viaggio la vera ricompensa.
Così iniziai a pensare e decisi di usare un'auto da corsa. In quel mondo conta solo la vittoria, la conquista del campionato. Era il personaggio ideale.
D'improvviso sarebbe stato costretto a rallentare."

Rallentare, dunque, e Cars, in una straordinaria miscela di personaggi originali (Carl Attrezzi e Doc Hudson tra gli altri), buoni effetti scenici, vivacità e simpatia, diviene alla fine anche elogio della lentezza.
Ed é proprio quello di cui abbiamo bisogno oggi, perché la corsa senza senso che abbiamo sotto gli occhi ogni giorno possa lasciare spazio ad un po' più di bellezza.

1 comment:

Nicola said...

Ben fatto, Fausto, veramente un bel commento su un film molto carino della Pixar, non il migliore ma almeno quello che si avvicina più al mondo umano.
Ottima la citazione di Steinbeck, che secondo me ci aveva visto giusto.
Recentemente, durante una delle mie discese a Bari in treno, ho visto ancora una volta un'Italia abbastanza dimenticata, dove neanche il segnale della TIM arriva: la tratta tra Caserta e Benevento. Con le autostrade la avrei senz'altro ignorata.
Ancora complimenti,
Nicola