Saturday, May 23, 2009

IL GUSTO DELLA VITA

"il Mistero che fa tutte le cose, che é la consistenza di tutto, é morto per te sopravvalutandoti.
L'unica modalità con cui ciascuno di noi può voler bene é morire.
Morire vuol dire aderire ad un Altro, vuol dire rompere la propria misura.
E' questa la modalità che normalmente deve decidere dei rapporti di tutti i giorni"

(Enzo Piccinini, 5 giugno 1951 - 26 maggio 1999)




Qualche volta era capitato anche a me.
Ero tornato a casa tardi la sera, oppure, come mi succede sempre, ero stato l'ultimo ad andare a dormire.
E allora ero entrato nella loro camera, piano, con le luci del corridoio soffuse, ad illuminare solo fioche ed immobili ombre.
E li avevo visti lì, quei "gomitoli sul letto", come li aveva chiamati Enzo: i miei figli addormentati, la casa finalmente calma e silenziosa, il tempo per fermarti a pensare a tutta la tenerezza, tutto ciò che di più intenso hai dentro te, il senso più profondo dell'amore che provi per loro.  E per un attimo ti eri sentito a posto, ti sembrava che bastassero queste sensazioni e così, come Enzo, avevi concluso: "insomma, mi sembra di volergli bene".
Enzo, quel giorno in macchina, mentre riaccompagnava l'amico Don Giussani a casa, aveva raccontato cose del genere, di fronte alla domanda "Ma senti, tu vuoi bene alla tua famiglia?".
Ma quella non era la risposta, neppure per Enzo, un uomo infinitamente migliore di tanti altri, colui che era stato incontro decisivo per la vita di tante persone.
"Non é mica così che si vuol bene", gli aveva risposto Don Giussani.
E di fronte allo sguardo stupito di Enzo, gli aveva svelato un modo nuovo di guardare alle cose:
"Guarda - gli aveva detto - il modo vero di voler bene é che proprio quando questa tenerezza é intensa, vera e trascinante, umanamente trascinante, dovresti fare un passo indietro, guardarli e dire: "Che ne sarà di loro?".  Perché voler bene - aveva proseguito - é capire che hanno un destino e che non sono tuoi, sono tuoi e non sono tuoi, che hanno un destino e che é proprio guardando la drammaticità che il destino impone nel rapporto e nelle cose, nel futuro e nel presente, che tu li rispetterai, gli vorrai bene, sarai disposto a fare tutto per loro, non ti farai ricattare se ti obbediranno o no".
Era qualcosa che aveva spalancato la vita di Enzo ad una realtà nuova, una volta per tutte e per sempre ed é una cosa che ora cerco di non dimenticare più neanch'io.
Ed é lo sguardo che vorrei avere non solo sui miei figli, ma sugli amici più cari, su qualsiasi persona che incontro ogni momento.  Nelle situazioni più "umanamente trascinanti", così come nei momenti in cui il dolore mi schiaccia, mi distrugge e non mi fa capire.
Guardare l'altro che ho di fronte e chiedermi "cosa ne sarà di lui?".
Questo é l'Amore capace di dar la vita per l'altro, quello che vede Gesù nel fratello.


E' qualcosa d'immenso la vita, quando ti scopri a pensare di essa nella misura di qualcosa che porta in sé tutto il desiderio di bellezza e pienezza che le é costitutivo, che le appartiene proprio perché tale, perché si chiama vita.
Così accade che l'umanità che incontri, ogni giorno che passa, viene coperta da uno sguardo sempre meno superficiale e sempre più profondo su ciò accade, sulle vicende che attraversano o accompagnano il tuo cammino.  Se ti domandi cosa ne sarà di chi hai di fronte, ti trovi a che fare con sguardi sempre più compenetrati nella tua stessa esistenza, divieni disposto al rischio, ti comprometti;  si fa strada, al posto di una difesa di te, una passione per la vita che ha sempre più senso mano a mano che i capelli sul tuo capo si fanno più grigi.
Sguardi che accompagnano una vita di relazione perché di questo e solo di questo - relazione! - siamo fatti veramente - together through life - e quindi uomini, incontrati per attimi e poi mai più, oppure amici che accompagnano sempre la tua vita, in maniera talvolta definitiva.

Enzo non l'ho mai conosciuto di persona e se ne é andato da questa terra proprio dieci anni fa; se ti fermi un istante appare quasi un'eternità, ma allo stesso tempo ti sembra pure ieri.
Non l'ho conosciuto, ma é strano, lo sento amico come pochi altri; o, meglio, proprio come quei pochi che sono già in una dimensione differente - la comunione dei santi - e quindi in grado di comunicare con te attraverso un'amicizia ormai in grado di rompere i vincoli dei limiti terreni, quei limiti con cui spesso siamo capaci di rovinare le cose belle della vita, la possibilità che ci é stata data di amare, di fare cose grandi aderendo a quel Disegno speciale e irripetibile, pensato da sempre per ciascuno di noi da Uno più grande che ha a cuore ogni cosa ed ogni uomo.

La vita di Enzo esce raccontata in maniera esemplare dall'ultimo libro di Emilio Bonicelli - Enzo, l'avventura di un'amicizia, ed. Marietti - uscito nei giorni scorsi e vale la pena di leggerla lì, se si lascia strada alla possibilità che qualcosa possa provocarci e muovere un'esistenza troppo spesso stretta in confini angusti in cui il contingente ci schiaccia e fa sì che non siamo in grado di cogliere la pienezza di significato che invece contiene già in sé.
Da Enzo ho imparato tante cose, ma una di quelle più belle é quando, a modo suo, mi ha insegnato anche lui a liberarmi dall'esito delle vicende della vita ed a guardare solo ad una modalità di sguardo, perché nella vita l'importante é amare - come diceva Chiara - e poi a quell'esito non ci devi pensare tu.
Quella cosa bella di Enzo aveva a che fare con il gusto - quello della vita - e questa faccenda del gusto su di me ha sempre esercitato una straordinaria attrazione:
"il gusto della vita - aveva detto - non é negato a chi sbaglia, ma a chi non ha un senso dell'infinito, del destino, dell'ideale, del Mistero presente.  Perché allora - aveva aggiunto - il problema non é sbagliare o non sbagliare. Il gusto della vita non é negato a chi sbaglia: é negato a chi non ha un nesso con il Destino che fa le cose, con il Mistero presente. Per cui tutto é un'ipotesi positiva, il tempo che per tutti é sinonimo di decadenza, lavora in positivo. Se guardo la vita, che razza di roba é successa! Dico sempre: se é successo così fino adesso, immaginiamoci cosa succederà nel futuro! Ne vedremo delle belle. E' interessante, no ? E' un avventura".
Grazie Enzo, per richiamarmi anche oggi, a dieci anni dalla tua partenza da quaggiù, al senso più grande di questa straordinaria avventura.
L'irripetibile ed affascinante possibilità di vivere la Sua volontà nell'attimo presente della vita.




Note:
I dialoghi tra Enzo Piccinini e Don Luigi Giussani sono raccontati da Enzo nella sua testimonianza "Tu sol, pensando, o Ideal sei vero", il cui testo integrale si può trovare qui

4 comments:

anna said...

voler bene così è da vertigine, difficile da sostenere, ma è il modo più sincero di amare, davvero.

ho preso il libro settimana scorsa prima di tutto per la faccia che c'era in copertina, me lo ricordo benissimo quelle due o tre volte che ci siamo incontrati, attaccava a parlarti come se ti conoscesse da sempre, di qualsiasi argomento... l'ultima volta del wrestling (che aveva appena visto durante un un viaggio in America), era disarmante, esaltante... un uomo.

p.s. da ragazzino suonava in un gruppo punk : )

grazie Fausto!!!

Maurizio Pratelli said...

pensiero altissismo, per riflettere

Fausto Leali said...

Sai Mauri, per me la questione é provare a vivere queste cose, prima ancora che rifletterci troppo.

Non voglio essere frainteso (né sminuire il tuo commento, beninteso), ma... proprio oggi, mentre mi trovavo davanti ad un collega, col quale é davvero difficile non entrare in conflitto, prima ancora di fare buoni propositi di "carità" (che infrango regolarmente per la mia incapacità), ho provato a guardarlo con quello sguardo profondo, pieno di quel "ma cosa sarà di lui?". Si é trattato di pochi istanti, ma mi é sembrata una cosa nuova. Ed oggi siamo riusciti a dialogare più che in altri momenti....

Giova said...

Ieri a Modena per la gratitudine di averlo conosciuto e anche se fuggo da me stesso Enzo non me lo scordo mai. Un caro saluto. G.