Tuesday, October 13, 2009

DIPENDENZA


Un amico che ti passa un disco, dicendoti: ascoltalo, io non li conoscevo, sono davvero bravi. Ti passa un disco come ai vecchi tempi, quando internet non c'era, niente musica da scaricare, niente anteprime in streaming, solo i consigli degli amici ed i giri nei negozi di dischi alla caccia delle novità. Lo ascolti, quel disco, e ti piace, come ti piacciono sempre più i vecchi tempi.
Un duo di norvegesi, musica che viene dal nord, dolce e rilassata, anche malinconica se vuoi, ma ricca di freschezza, cangiante dal pallido al brillante, come la copertina del disco, il cui retro sembra un freddo paesaggio scandinavo che lascia subito il passo ad una front cover di sapore caraibico.

Lo metti su appena esci dal lavoro, questo Declaration Of Dependance dei Kings Of Convenience. Che bel titolo, pensi: certo che voglio dipendere da qualcosa o da qualcuno, in questo pazzo mondo dove la gente pensa sempre di farsi da sola, credendo di trovare la felicità dentro di sé. E' utile, é conveniente, é la cosa più saggia da fare: nessuno basta a se stesso.
Metti su quel disco e le armonie vocali e musicali sembrano rimetterti finalmente in pace, dopo una giornata dove mille problemi e delusioni si sono aggrovigliati al punto tale da far sfuggire la speranza dall'orizzonte della tua esistenza. Ma é l'illusione di pochi istanti e sei già tornato al punto di partenza. E' in quel momento che ti torna in mente quella frase di Chiara Lubich, quella che ti ronza sempre, ogni volta che ti senti così perso: "quando si accavallano problemi nella tua mente piglia nelle mani il problema chiave, l'Amore e sciogli tutto in esso".
Dipendere dall'Amore, ecco una bella soluzione, ma non é ancora chiaro il punto, perché tu sai che di amore sei troppo incapace, hai sperimentato mille volte la tristezza della tua infedeltà.
Allora provi a guardare tutto da un'altra prospettiva e ti viene in mente un'altra frase, sentita da un incontro sull'educazione, quella che ti ha mandato quella cara amica ed alla quale, lì per lì, non avevi fatto neppure troppo caso: "scriviti sullo specchio del bagno, dove tu ti fai la barba e tua moglie si trucca al mattino, "chi sono io?". Perché se tu sei seriamente alla ricerca della risposta a questa domanda (perché é una domanda a cui non si risponde una volta per tutte ma tutti i giorni devi ricominciare) ci saranno tante conseguenze".

Chi sono io é una cosa che davvero io non so. Ma quando non si sa una cosa, la mossa più intelligente che si possa fare non é inventarsi le risposte, ma chiedere.
E stamani, come prima cosa, dopo aver accompagnato i miei figli a scuola, sono andato a fare proprio quello: chiedere. Ho cercato il posto adatto, era pure comodo, proprio vicino a casa mia, un luogo grande, sempre aperto, con tanto spazio a disposizione ed un tabernacolo là in fondo. Sono entrato in chiesa, carico solo dei miei dubbi, ed ho chiesto di dipendere.
Dipendere da qualcosa: l'Amore. Dipendere da qualcuno: Colui che ha dato la vita perché quell'amore lo potessimo conoscere.
Quando sono uscito da lì il freddo vento del mattino aveva lasciato spazio ad un tiepido calore che sa ancora di un'estate che non vuol finire. Ed é stato a quel punto che mi é venuto in mente l'altro pezzo di quella frase di Chiara: " (...) Verrà l'intimità profonda con Gesù; le tue relazioni con Lui saranno vive e gioiose. Aspetta tutto dalla vita, però dopo che hai dato ad essa tutto te stesso".



3 comments:

Anonymous said...

Bellissima esperienza!!!!! Mi è risuonata dentro l'anima come lo struggente desiderio di trovare e abbracciare definitivamente l'Amato del Cantico dei Cantici.
Se fossi un poeta o un cantante proverei a tradurre la tua esperienza in una poesia o una canzone.
Grazie a presto
Claudio

Maurizio Pratelli said...

allora non perderli a milano a fine ottobre, da vivo sono pure simpatici

Paolo said...

Chi sono io?
La risposta la conosco: uno che è stato fatto e che è stato preso e che appartiene ... Posso anche dire che ci credo.
Farne esperienza nel quotidiano ... questo richiede qualcosa in più.
Domandarlo, prima di tutto, con semplicità; e poi lavorare, lavorarci, sicuro che la Sua presenza e la sua prossimità si manifesterà, perché è già accaduto.
È accaduto che io abbia ricevuto tutto, la vita, la famiglia, gli amici, la Sua compagnia.
È accaduto di vederLo all'opera nei testimoni o semplicemente presente in chi soffre: il Mistero!
Grazie, Fausto, perché hai il coraggio di scriverci e di scuoterci!