Wednesday, October 06, 2010

HUNGRY HEART




"Quando ho accettato di sedermi, di nuovo, di fronte alle cento canzoni di Bruce Springsteen (macché, sono molte di più), per tradurle, spiegarle, amarle di nuovo, l'ho fatto per riappropriarmi di qualcosa che sento mio. E' quel sentiero che ogni tanto amo percorrere a ritroso, come il protagonista di Long Walk Home. Che ha visto un bel pezzo di vita passare davanti ai suoi occhi, molte cose e volti, cambiare, eppure torna davanti alle botteghe di una volta, infila dentro la testa per capire chi c'é e chi é andato via. E' un processo bello e doloroso. In una parola: inevitabile".
C'é forse bisogno di queste parole di Ermanno Labianca, tratte dall'introduzione di Talk About A Dream - uno dei suoi libri di testi commentati di Bruce Springsteen - per indicare la modalità giusta con cui calarsi nella musica di For You 2, il tributo a The Boss di un folto gruppo di artisti italiani, uscito su doppio cd in questi giorni per la nuova nata casa discografica Route 61. Perché ripercorrere queste canzoni é di fatto un'affacciarsi a quelle botteghe, per vedere che le vecchie canzoni che abbiamo amato non se ne sono mai andate via.
E' per questo, allora, che il fatto che un manipolo d'italiani provi a reinterpretarle possiede un senso, spazzando via ogni sensazione di déjà vu o d'inutilità. E' un qualcosa, invece, che ha a che fare con la canzone popolare, col fatto che quella canzone, perché resasi capace di raccontare qualcosa che é di tutti, può essere fatta propria da ciascuno, mantenendo intatta la poesia e la verità che ha dentro sé. Se quello di Springsteen é spesso un acquerello, dove trovare dipinta quella terra di mezzo abitata dalle speranze andate in frantumi dell'american dream, allora non é difficile trovare rispecchiate in esso le nostre stesse aspettative, i sogni, tutti i dolori e le brevi gioie di esistenze che, al fondo, hanno le stesse esigenze interiori, perché il desiderio del cuore dell'uomo é lo stesso, sia che si trovi nelle pianure del Nebraska o sulle colline dei castelli romani.
Il rock'n'roll - diceva Springsteen - era l'America vera che ti entrava in casa. Qualcosa, dunque, che ha a che fare con la vita, mai ripetitiva, mai uguale a se stessa. Ecco perché gli artisti di questo disco compiono un esperimento che può dirsi riuscito, perché il loro mettersi di fronte a una cover diviene lo spalancare una porta e permettere a quel desiderio del cuore di trovare la propria via d'uscita, fare esperienza di vita e dimostrare a se stesso che esiste.
Allora, anche musicalmente, ci sta tutto. Come le diversioni chitarristiche di PJ Faraglia su State Trooper e Cadillac Ranch, la rilettura italiana di Metamoros Banks da parte di Luigi Mariano, o, ancora, le suggestioni irlandesi dei Modena City Ramblers su The Ghost Of Tom Joad. Ma anche le versioni, ricche di pathos, di canzoni come Radio Nowhere (Daniele Groff), Sherry Darling e Be True (Lorenzo Bertocchini), Eyes On The Prize (Tenca/Severini/Basile), Tomorrow Never Knows (Francesco Lucarelli), la spettacolare Land Of Hope And Dreams dei Mardi Gras e tante (tutte?) altre ancora.
Ma, soprattutto, ci sta che la scelta delle canzoni e lo stile musicale sia quello che predilige i tempi lunghi e distesi, la ballata struggente, il rock che lascia il passo al folk o al country malinconico; un percorso narrativo che si dimentica dei muscoli perché col tempo c'é sempre più bisogno di spazio per pensare piuttosto che per correre e ballare.

La mia Route 61 é spesso una strada che schiva il traffico cittadino, per infilarsi sinuosa a ridosso dei campi, di cui ora l'autunno sta smorzando i colori. Curve vicino ai fossi, tratti dove sei costretto a rallentare l'auto, ma anche la frenesia stessa dei pensieri, appesantiti da notti talora insonni o da giornate dove la sofferenza che ho incontrato ha reso troppo affranto anche il mio cuore. In mezzo ai tempi dell'anima, anche queste canzoni trovano, in questi giorni, il loro giusto spazio, così come lo trova uno sguardo sempre più profondo sul senso delle circostanze e di ciò che mi accade intorno. Sempre di cuore si tratta, ma non quello fatto di sentimentalismi. Un cuore, invece, ogni giorno sempre più affamato - Hungry Heart - di quello che é vero e di tutto ciò che dura e che non può morire.
Quella frase, che mi ha rincorso tutta estate - e di cui ne ho intravisto, a tratti, il senso - continua a non darmi tregua neanche adesso. "Quello che il tuo cuore desidera, esiste": basta tenerlo a mente spesso, fare in modo da non dimenticarlo, attaccarlo, sorta d'ideale post-it, proprio a ridosso dei pensieri.
Solo così il pensare e, ma sì, anche il correre delle mani e dei piedi nei gesti d'ogni giorno, o al ritmo della musica buona, acquista senso. Ed anche la mente trova quel filo rosso che lega le cose tra di loro, anche quando quelle stesse cose sembrano così misteriosamente scollegate. Basta che tutto si rivesta di uno Sguardo largo, diverso, ricco di quella Misericordia e di quell'Amore che tu non hai e che non ti puoi dare da solo.
Anche mentre ascolti un disco di tributo alle canzoni di Bruce Springsteen.

Links:
il progetto e tutte le info sul disco: http://www.foryouspringsteen.com/
la casa discografica Route 61: http://www.route61music.com/




3 comments:

Maurizio Pratelli said...

o ma sono l'unico a cui non è ancora arrivato? :-)

Fausto Leali said...

sarà mica che il tuo é un vinile e ci mette di più?

Paolo Vites said...

lo puoi sempre scaricare da emule ihihi