Wednesday, March 16, 2011

METTI UNA SERA A MILANO



"E adesso si mette pure a piovere....": provo a protestare un po', ma mia figlia mi richiama subito all'ordine: "E cosa vuoi che sia, papi, di fronte a quello che ha patito Gesù...".
E no, che non si fa così, cara la mia Chiara. Proprio no.
E sì che sono stato pure bravo: una giornata dura di lavoro in ospedale, poi alle 18 puntuale in parrocchia per la messa con gli amici focolarini, un'oretta giusta giusta per cenare e sistemare la cucina... e alle 20 tutta la famiglia davanti alla chiesa, in partenza per la via crucis cittadina con l'arcivescovo, dietro alla croce di San Carlo. E allora avrò pur diritto di dire qualcosa... e invece no: mia figlia mi richiama subito all'essenziale.
Che poi non piove. Eh già. Lo dovevo sapere che é sempre così, in fondo. Dio non si lascia mai battere in generosità.
E così, tant'é: tutti e 5 dietro alla croce di San Carlo ed alla reliquia del Santo Chiodo: io, mia moglie ed i nostri tre figli: Chiara di 15 anni, Marco di 12 ed Andrea di 8. Ed oltretutto resistono che é un piacere, fino alla fine della processione. Due ore e mezza secche, compresa l'omelia del nostro amato cardinale. Che, alla fine, sono pure allegri e brillanti: quasi mezzanotte sul tram, al ritorno verso casa, e si fa pure fatica a tenerli fermi.

Comunque, l'altra sera, é stato proprio bello.
Camminare lentamente, pregare dietro alle splendide meditazioni ed a quella croce, ricentrare tutto su quella Misericordia dove riesco sempre a deporre, alla sera, la durezza del mio cuore.
Guardavo la magia notturna della nostra città, le guglie del Duomo, quelle vie illuminate dalla fede che le camminava dentro. Lo sguardo, tra una preghiera e l'altra si posava ora su quella bellezza, ora sui volti che riempivano le vie. Tanti giovani, ma anche alcune persone anziane, coppie di sposi e fidanzati, preti e suore, gente di ogni ceto ed ogni età.
Poi, dentro alla cattedrale, il calore e la solennità allo stesso tempo. L'amore mai sopito per l'arte gotica, ricordi - magici e indelebili - di messe benedettine all'abbazia di Mont Saint Michel o di Sénanque o, più moderne, a Chiaravalle, insieme alle scuole dei miei figli. La sensazione, al fondo, di una Bellezza che si fa strada, l'unica capace ancora di rapire il cuore ferito dell'uomo moderno.
Poi mi é venuta in mente quella meditazione di Chiara Lubich: "Risurrezione di Roma", e tutto si é rivestito di nuova luce, cosicché Milano, così attraente quella sera, ha acquistato, come d'incanto, un fascino più intenso e più vero:
"(...) cosicché, riaprendo gli occhi sul di fuori, vedo l'umanità con l'occhio di Dio, che tutto crede perché é Amore. Vedo e scopro la mia stessa Luce negli altri, la Realtà vera di me, il mio vero io negli altri e, ritrovata me stessa, mi riunisco a me risuscitandomi - Amore che é Vita - nel fratello" (scritto del 29 ottobre 1949)

Ci voleva una serata a Milano, con la mia famiglia, un po' di amici e la croce di San Carlo, per ritrovare di nuovo la Bellezza dietro alla quale questo disgraziato d'uomo vecchio non vuole mai saperne di andare. Ma non é una novità, la povertà della mia fede.
Lo é sempre, invece, vedere una comunità che, giorno dopo giorno, é capace di cambiare un pezzetto del mio cuore.
E' di questo che sono profondamente grato.
All'Amore che ho incontrato un giorno.


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