Tuesday, March 06, 2007

HEY JOE

"Scrivo canzoni di protesta, quindi sono un cantante folk.
Un cantante folk con la chitarra elettrica"
(Joe Strummer)

Si spengono i riflettori sul palco di Sanremo e, dopo tanta overdose di finta musica, il maggior stimolo é quello di pensare controcorrente.
Così mi viene in mente, guarda un po', Joe Strummer.
Cosa c'entra con Sanremo ? Niente, proprio niente, appunto.
Ed io non ho mai amato alla follia il tratto esasperatamente trasgressivo del movimento punk.
E allora ?
Ma i Clash sono i Clash. Un monumento della storia del rock.
E un monumento non si discute.
E poi quella trasgressione poteva dar fastidio, certamente, ma era pur sempre espressione di un disagio generazionale e quindi di sofferenza.
Sofferenza mai da disprezzare, anche quando prelude a condizioni non condivisibili, perché da qualsiasi parte la si guardi, ha sempre dentro un "di più", che é desiderio di un bene.

Joe Strummer si é sempre tenuto fuori dall'establishment, quello di cui il festival della canzone italiana é davvero troppo pieno: "(...) per 11 anni sono stato sdraiato su un'amaca a pensare. Quando sono ritornato in scena, il contrasto con il passato mi è apparso lampante. Il cambiamento più evidente è l'inseguimento senza scrupoli del denaro da parte delle case discografiche. La maggior parte di queste società sono controllate da gente che non ha il minimo interesse nei confronti della musica, gente a cui nemmeno piace la musica ! Vendono la musica, come vendessero auto, o vestiti, o polizze assicurative. Quindi sono molto contento di essere finito nelle mani della Hellcat, un'etichetta in cui lo staff è composto di veri appassionati. Sembrerebbe la cosa più logica del mondo che la gente che lavora nel campo della musica, abbia anche la passione, ma penso che ad un certo punto i vertici delle label abbiano sostituito la gente con la passione con i contabili o gli executive, per rendere il sistema più efficiente e fare più soldi, ma con il risultato finale di uccidere la musica. Penso che nel nuovo disco abbiamo cercato di esprimere questo concetto : "se sei in cerca di miele non uccidere tutte le api". Ho cercato di esprimere il concetto che stanno strangolando le galline dalle uova d'oro rendendole impotenti. La gente perderà interesse nella musica, se le case discografiche continuano a cercare di sopprimere il fenomeno per vendere più dischi. Io allora mi interesserò solo di cose underground o di etichette indipendenti. Non uscirà niente di buono dagli uomini di business , niente."
( da un'intervista del giugno 2001)


Penso a Joe e nella mia mente affiorano due istanti, fatti di note e di visioni.

La prima, 21 novembre 2005, Brixton Academy, Bob Dylan in concerto nella "sua" Londra, la seconda di cinque formidabili serate.
Sono le note iniziali dell'encore finale e dopo qualche attimo d'incertezza eccola lì: ma sì, Dylan si sta lanciando, per la prima volta nella sua carriera, in un'incredibile London Calling.
Canterà la prima strofa, nel catino in visibilio del pubblico londinese, per poi buttarsi a capofitto in Like A Rolling Stone, la più grande canzone rock di tutti i tempi.
Lo spirito dei Clash é tutto lì, intatto nella citazione del maestro, che lascerà il segno, ancora una volta e quando meno te l'aspetti, come solo lui sa fare.

La seconda é un'immagine fatta di emozioni: le sequenze di un video, un graffito urbano e tanti lumini accesi e le note struggenti della splendida versione che Joe fece di Redemption Song di Bob Marley, ultima canzone per l'ultimo disco prima di morire.
Non so se a Joe sarebbe piaciuto questo video, forse no, ma a me ha lasciato dentro qualcosa.
Mi piace pensare che quella redenzione, tanto desiderata, forse alla fine sia stata raggiunta.

So long Joe, may your song always be sung.

2 comments:

Paolo Vites said...

anch'io ho un'immagine diJoe: quella di lui che guarda e tocca il mio registratore vecchio di oltre 10 anni e dice: "fantastico! non fanno più cose come queste... tientelo stretto".

non ho più tolto la polvere da quel registratore, a volte non ho neanche il coraggio di toccarlo

Fausto Leali said...

ci credo, io l'avrei messo su un piedistallo (più in basso di quello di dylan, però...) :-) :-)