Monday, October 06, 2008

VINCOLI DI GIOIA




"Il giorno per me incomincia alle 5 del mattino e termina alle 23. Sono un po' stanco, lo ammetto, ma Gesù é con me tutto il giorno, tutti i giorni, così che tutto é più semplice e bello"
(padre Aldo Trento)

Basterebbe una frase così, l'incipit della lettera di padre Aldo Trento, pubblicata da Avvenire il 1 ottobre (leggi il resto dell'articolo qui o sul bellissimo blog degli Amici di Simone) per vivere bene la propria giornata, dovunque ci si trovi.
Ma conviene andare più in là e fare propria una storia, la sua, che sembra di ordinaria follia.
Sembra, perché invece, quella di questo sacerdote - che vive in Paraguay da 19 anni, dirige una clinica per malati terminali e si occupa di famiglie e di educazione - é storia ordinaria, perché lui é la persona più normale che ci si possa immaginare.
Così normale che, quando tutto ebbe inizio, il primo a non credere in se stesso era proprio lui, schiacciato dalla depressione, una malattia sempre più frequente e così atroce perché toglie la speranza.  Una speranza che pareva svanita, ma che rifiorì in un abbraccio, quello con Don Giussani. E quando il don Gius, dopo averlo amato fino in fondo, gli dice vai, sei pronto, lui si fida e parte per il Paraguay, dentro quell'abbraccio e sicuro di Colui che fa nuove tutte le cose. L'uomo spogliatosi di tutto, rinasce nuovo e l'annuncio - un seme marcito nella terra - ora dà frutto cento volte tanto. 

Mi sento indegno a parlare di padre Aldo sul mio blog, ma non posso farne a meno.
Perché sono giorni che leggo e rileggo le sue lettere, dopo aver ascoltato la sua splendida testimonianza al Meeting e mille pensieri affollano la mia mente, nel vedere spunti continui per la mia vita, la mia povera vita di ogni giorno.
E ce n'é uno, in particolare, che mi affascina più di tutti gli altri: quello dell'adesione alla realtà.
Basta un po' di coraggio, anche quando ti sembra che ti manchino le forze, ma lo sforzo di un'obbedienza così, tutti i momenti, é quello che rende la vita valevole d'essere vissuta. Proprio come dice lui in quella lettera : "(...) mi piace pensare che tutto questo bel "casino" che la Provvidenza ha messo in piedi ad Asuncion non esisterebbe se non avessi cercato in tutti i modi di obbedire alla realtà".
Non sembra avere altro modo Dio, di affascinarci al Suo disegno, di rendere partecipe la nostra libertà, se non questo: metterci davanti a qualcosa ed a qualcuno, metterci di fronte la realtà.
Come quella di questi giorni, una crisi che pare aver messo in ginocchio l'occidente, crisi del capitalismo, ma che lascia intravedere, sullo sfondo, una crisi ben più profonda di valori.
L'hanno già preso in giro in molti, ma oggi Benedetto XVI ha detto la cosa più saggia che abbia sentito da molti giorni a questa parte e cioé che il denaro passa e solo la parola di Dio resta.
Ma tant'é, la gente é strana e spesso s'infastidisce a sentirsi dire cose vere.
Anche i miei figli a volte fanno così, quando li sgridi e in cuor loro sanno che hai ragione, ma non lo vogliono ammettere.
Il fatto é che siamo tutti uguali, tutti recalcitranti, sempre pronti a sfuggire la fatica, credendo sempre di saperla più lunga. Ma basta poco, in fondo ed é lo spazio di un istante: ti accorgi che alla fine c'é Uno che é sempre lì, pronto ad aspettarti; Uno - come dice padre Aldo - che ti fa dire che "tutto é più semplice e più bello".


Questa sera, quando l'esame di coscienza della mia giornata s'avvicina, guardare in faccia la realtà e desiderare l'obbedienza al Vero rimane la sfida più affascinante che ci sia.
Obbedire alla realtà, nel condividere gioie e dolori degli amici e di chi ti passa accanto.
Nel dire sì alla circostanza scomoda e inattesa.
Nell'aderire ai successi ottenuti - e magari attesi! - ma solo nel momento in cui ti sei fatto capace di metterli nelle mani di un Altro, perché non sono tuoi: é a Lui che appartengono davvero.
Un sì che é sentir te stesso servo inutile, ma strumento prezioso alla Sua opera.
Un sì nel sentirti - lo volesse il cielo! - stanco alla sera per aver troppo amato...
Un sì, alla fine del giorno, che si fa povero di ogni cosa e si addormenta - felice finalmente - nel sentirsi legato a mille vincoli di gioia, come in quella frase di Tagore che l'amico Factum ha messo in cima al suo blog:

la mia liberazione non é nella rinuncia, 
sento l'abbraccio della libertà in mille vincoli di gioia

4 comments:

factum said...

Beh questa non la merito proprio, una citazione in fondo a un post così, brrr.

Ti racconto un fatto a me accaduto quando ero giovane e la mia ragazza non era la mia attuale moglie.
Anna così si chiama, mi portò a trovare una sua Zia al Cottolengo qui a Torino, e questa Zia suora lavorava nel reparto dove c'erano i bambini, io un po' timoroso entrai nel reparto e non ebbi il tempo di rendermi conto dei bambini deformi che c'erano lì, che uno di questi mi volle salire in braccio, le mie remore sparirono all'istante, ci aveva pensato quel bimbo. Un altro che vidi quel giorno era come quel bimbo della foto, poteva solo stare steso la testa era più grande di tutto il corpo, ma mi dissero di parlargli perchè era intelligentissimo, poi sottovoce mi dissero che aveva al massimo due mesi di vita, gli volevo già bene, poi la suora si interruppe e disse "Dio sia lodato" perchè mi chiesi, era entrata una sua consorella e questo è ancora il loro saluto.
Ciao e Dio sia lodato
(anche a una certa Anna che chissà dov'è)

Fausto Leali said...

brrr lo dico io...
grazie di cuore, con un abbraccio forte...

Giova said...

ciao fausto, grazie del post è che spesso crediamo che dire un altro più te di te sia per modo di dire, invece è l'unica avventura degna, non so se c'entra scusa, è che da un po' mi ritrovo sempre più nel motto a titolo del tuo blog, ain't talking..just walking (not alone per fortuna)

Fausto Leali said...

grazie a te, Giova e c'entra eccome : la Sua presenza tra di noi é quello che conta di più.
E anch'io, come te mi ritrovo sempre più nel titolo del blog: la bellezza del cammino (insieme) dentro il silenzio che si fa strada nel constatare il niente che siamo.
Ma, ancora una volta, Lui é tra noi, e quindi...