Sunday, May 31, 2009

UN GIORNO A SAN SIRO


Dopo i primi istanti, in cui avevi maledetto quella circostanza, ti eri reso conto che anche un guasto poteva non essere in fondo soltanto un guaio.
Perché cosa sarebbe la vita senza l'imprevisto, il contingente con cui la realtà ti parla, ti costringe a cambiare programmi, fa bruscamente entrare un disegno differente da quella porta stretta e angusta che é la tua volontà di non rischiare, davanti alla giornata che verrà?
A volte (spesso?) Dio fa così, per entrare nella tua testardaggine e nel tuo sguardo miope, per permetterti d'incontrare bellezza ed emozioni nuove che, altrimenti, non avresti neppure intravisto da lontano.
Anche il guasto di uno scooter, allora, poteva essere quell'evenienza da abbracciare tutta intera, per vedere dove ciò che giungeva inatteso ti avrebbe potuto portare questa volta.
Così eccoti lì, tre chilometri a piedi, dal meccanico a casa, i programmi saltati tutti, la fretta delle cose da fare a farsi benedire, perché, bene o male, per arrivare a casa ci avresti messo il tuo tempo e il massimo che potevi fare era una telefonata per avvisare del ritardo.
Senza neppure correre, poi, perché con quel caldo africano dove volevi andare? Molto meglio lasciar perdere tutto lo stress e mettersi a passeggiare con tranquillità.
E' lì, dentro l'imprevisto accettato prima con rabbia e poi sempre più con gioia, ti eri ritrovato a scoprire la bellezza di territori inesplorati.
La mente che cominciava a viaggiare, tempo per ricordare ciò che accade, gli amici, le situazioni e le persone che hai a cuore, un pensiero per raccomandarle a Qualcuno che sta lassù.
Poi, poco a poco, la vista delle vie dei tuoi quartieri, quelli dove avevi passato infanzia e gioventù, colorata di ricordi e sensazioni spuntate all'improvviso da luoghi della memoria che pensavi d'aver smarrito per sempre. Punti di vista e prospettive diverse, emozioni sconosciute ai percorsi veloci fatti in auto tutti i giorni. Perfino gli odori, a scoprire cose inattese: passeggiare a San Siro a Milano vuol dire allontanarsi per un po' anche dallo smog della città e raggiungere finanche l'odore di cavalli ed il profumo del fieno appena tagliato. Certo, allontanarsi dal traffico non é facile neanche qui, ma se allunghi un po' il cammino, ecco che ti trovi sotto casa di vecchi compagni di scuola e le immagini della strada si fanno capaci di far riaffiorare gioie e delusioni, rabbie e speranze di tempi ormai irrimediabilmente dietro alle tue spalle, ma rivitalizzati dalla memoria, quando pensavi fossero ormai sepolti sotto strati troppo spessi di polvere e fatica.

Poi, quando ti eri ritrovato lungo il vialone dello stadio, ti era venuto in mente anche lui: la prima volta di Dylan a San Siro, più o meno un milione di anni fa.
Eri uscito di casa, quel giorno, incredibilmente emozionato: stavi andando - guarda un po', a piedi anche quella volta - a vedere finalmente Bob, dopo averlo ascoltato su bootleg e vinili consumati o nastri rari insopportabilmente fruscianti, ma pieni di una poesia che non avevi mai trovato altrove. Sarebbe stata un'emozione forte, la prima volta con Dylan mescolata con la tua più grande attesa. Enorme, smisurata. E irripetibile. Perché l'avresti visto mille volte ancora, ma a riprodurre quell'emozione non ci saresti riuscito più.
Ed ora quei quattro passi, alla faccia di tutta la tua fretta addosso ed irrimediabilmente in contrasto con i tuoi vent'anni di allora, sembravano in grado di far rinascere come d'incanto un po' di quell'emozione lontana.
Allora avevi benedetto l'imprevisto - questa volta capitato per donarti un po' di sana nostalgia - lo scooter rotto, perfino il portafoglio che si stava per svuotare. Era valsa la pena, eccome, di perdere un po' di tempo della tua giornata per vedere il ricordo riaffiorare in superficie.

Poi, quando finalmente eri tornato a casa, avevi pure provato a metter su un cd - Together Through Life é un gran bel disco in fondo - ma dopo poco te ne eri accorto, dannazione, che nulla avrebbe potuto più riprodurre la magia di allora.
La magia di un giorno lontano, quello della tua prima volta di Bob Dylan a San Siro.





2 comments:

Paolo Vites said...

ci sono più cose a san siro, orazio che nella tua filosofia

:-)

thanx

Maurizio Pratelli said...

ma davvero!