Wednesday, August 10, 2011

CAHIERS DE FRANCE (8) - ALTA MAREA


Rigiro tra le mani un libro, lo sfoglio, lo leggo qua e là. Cosa ci faccio qui, una mostra sul Madagascar nel mezzo del cuore della Bretagna, proprio non lo so; a me che, oltretutto, gli oggetti d’arte africana non sono neppure mai piaciuti più di tanto. Ma, tant’è, avevamo promesso a quel simpatico prete tutto nero e sorridente, incontrato a messa e poi di nuovo per strada, che saremmo passati a dare un’occhiata, perciò eccoci qui. Il libro che ho in mano, però, con l’Africa non c’entra proprio niente. In copertina il primo piano di un uomo bretone di circa cinquanta, sessant’anni, un bel cappellone di paglia in testa, l’espressione di chi abbia trovato il posto dove stare, dopo tanto peregrinare nella vita. “Sul cammino di mio padre”, è il titolo, che dice già tutto della storia di quest’uomo. Un percorso, faticoso, lungo le proprie radici, sulla strada che porta verso casa. Per un attimo mi c’immedesimo anch’io, su queste strade di Bretagna che non sono quelle delle mie radici, ma che ho già percorso quasi trent’anni fa e che cerco inutilmente di riconoscere ad ogni passo, mano a mano che le percorro. Alla fine lascio giù il libro, senza sapere il perché, esco dalla mostra e m’incammino nuovamente lungo la stradina che porta giù, al porto di Saint Goustan. E’ uno sbaglio e me ne accorgerò quando sarà irrimediabilmente troppo tardi per tornare indietro a comperarlo, la possibilità mancata di entrare dentro la storia vera di un uomo di quassù, d’immedesimarmi di più in ciò che mi stupisce e m’incanta ad ogni istante in queste terre del nord. Ma posso sempre provare a scrivere la mia, di storia, quella di un’avventura colta come qualcosa che sempre ci è dato, senza che nulla sia mai tolto. Ed è questo il fascino che m'attrae, ogni giorno che passa, a dispetto di un passo che talora sembra trascinarsi stanco.

Quando torniamo all’incantevole porticciolo di Saint Goustan, la marea ha raggiunto quasi il marciapiede, lambendo i copertoni delle auto lasciate incautamente parcheggiate, nonostante un bel divieto reciti tanto di data ed orario. In ogni tratto di costa, la vita di Bretagna viene scandita dalle regole del mare. Un’andirivieni incessante e quotidiano, l'acqua che avanza e si ritira, mutando continuamente i profili del paesaggio e la possibilità di percorrere alcune strade al posto di altre. Nella baia di Mont Saint Michel, il mare compie percorsi fino a quindici chilometri e nei secoli passati più di un pellegrino si trovò sorpreso nelle morse mortali della sabbie mobili o delle onde giunte al galoppo all’improvviso. In un’istante mi ritrovo col pensiero lungo l’infinita spiaggia di Perros Guirec: il tramonto estivo, in queste terre del nord, sorprende i pensieri anche con l’orologio che scandisce quasi le dieci di sera. Laggiù in fondo, dove ora c’è quiete e spiaggia deserta, solo poche ore fa una moltitudine di gente approfittava del sole ancora caldo ed alcuni ragazzi si gettavano da un trampolino in mezzo al mare; ora che tutto tace, quello stesso trampolino appare come una sorta di piccolo faro, appoggiato sulla spiaggia a difesa di una riva che ha respinto l’assalto dell’acqua, che ora scorre lontana. Quasi ovunque, lungo tutta la costa di questa regione di Francia, sorta di baluardo a forma di sperone, affacciato ad ovest nelle acque della Manica, si possono trovare barche coricate lungo un fianco, l’albero maestro inclinato, quasi che le vele siano ormai senza vita, ma capaci invece, come d’incanto, di tornare a galleggiare di nuovo poco dopo, pronte a riaffrontare un mare che le sfida incessantemente ogni giorno.
Quella che si fa strada, nell’animo e nella mente, a poco a poco, è un’attrazione magica e irresistibile per questo gioco quotidiano del mare. Alta e bassa marea come cerchi concentrici che avvolgono di continuo il percorso dell’esistenza, rendondola mutevole e affascinante ad ogni istante.
Di fronte al piccolo molo in pietra, che unisce alla terraferma l’affascinante Saint Cado, piccolo paese posto su di un isolotto, al centro del golfo creato dalla Ria d’Ethel, c’è una serie di fotografie d’autore; in una di esse è ripreso un vecchio pescatore, abiti sdruciti, stivaloni alti, il volto consumato dalle rughe. Sotto la foto una scritta, la testimonianza della sua esistenza: “non sono mai andato via da questo posto, la mia barca, i miei pesci, il mare e la mia casa: che bisogna c’era d’andare altrove?”. Ecco tutto ciò che conta, al di là delle maree, del tempo variabile, del mare che non sai mai se sarà bonaccia o tempesta: la vita reale, vissuta con pienezza e con Bellezza. E nella certezza che ogni mattina – immancabilmente e dolcemente - viene a visitarci dall’alto un sole che sorge.


(1-continua)

3 comments:

Paolo Vites said...

vogliamo un libro che racchiuda tutte qs storie d bretagna

Fausto Leali said...

Grazie amico!
Un libro? Comincio a pensarci seriamente, tante sono le storie che hanno incrociato la mia... sapessi scrivere non mi spiacerebbe, chissà ....

Maurizio Pratelli said...

Fantastico!