Thursday, May 03, 2007

ASSISI


Un giorno frate Masseo disse a Francesco: "Perché a te ? Perché a te tutto il mondo viene dietro ? Tu non sei bello, tu non sei grande nella scienza, tu non sei nobile !"
Francesco, pieno di gioia, gli rispose : "Vuoi sapere perché ? Perché gli occhi santissimi di Dio non hanno veduto tra i peccatori uno più insufficiente e peccatore di me, e perciò ha scelto me per confondere la sapienza del mondo, e perché tutti sappiano che ogni bene viene da Lui solo".


"Parigi, Parigi, non distruggere Assisi! ".
Si dice che Francesco ammonisse così alcuni dei suoi frati mandati in Francia a studiare.
Ed effettivamente il rischio che qualcosa d'inadeguato possa contaminare la bellezza di questa città é consistente, una possibilità anche dei nostri tempi, in cui la frenesia ha quasi cancellato ogni forma d'armonia.
Eppure, a ben vedere, se é vero che questo é un pericolo, non é scontato che divenga un esito.
E' così tanta la forza che si sprigiona da un luogo come questo, capace a secoli di distanza di richiamare a sé ancora tanta gente e d'essere generatore di vita nuova per innumerevoli persone ogni giorno.
Cammini per le vie, ancora così simili ai tempi andati, e davvero ti pare che questo sia uno dei pochi posti al mondo in cui una conversione del cuore possa germogliare persino dallo sguardo che cade su un sasso lungo la strada o si volge alla pietra di un edificio antico.

Pensi a Francesco, ti accorgi che qui tutto parla di lui e vorresti farlo anche tu.
E ti rendi subito conto che sarebbe meglio il silenzio.
Perché dire di Francesco é esercizio arduo e il rischio é di banalizzare la figura di colui che, per la sua grandezza, fu addirittura definito "alter Christus".
Ma é certamente possibile - questo sì ti appare tempo ben speso - passare da questi luoghi e "portarsi a casa" qualcosa di lui e della sua esperienza terrena.
A me ha colpito l'umiltà senza limiti e la capacità di cogliere la presenza di Dio sotto ogni cosa.
Il suo sguardo, cui non sfuggiva l'apparire della bellezza della volontà di Dio dell'attimo presente, rende ragione del suo giungere a lodare ogni aspetto del creato, anche le cose più scomode ed incomprensibili come le malattie e la morte.
Così, per analogia, mi é riaffiorato alla mente un episodio, rigurdante invece i primi tempi dell'esperienza di Chiara Lubich e delle sue compagne, nel 1943.
Doriana Zamboni lo racconta così:
"C'eravamo solo Chiara, Natalia ed io e andavamo ad una delle conferenze del Terz'ordine di San Francesco. Il Padre assistente aveva portato un quaderno nuovo e aveva detto: "alla fine di questa riunione ognuno dovrà scrivere un pensiero, un proposito, su questo quaderno". La prima a scrivere é stata Chiara e ha scritto una frase: "Non mi lamenterò mai di nulla". Io dovevo scrivere una frase sotto di lei, perciò l'ho letta. Non so cosa ho scritto, una cosa più semplice, certamente. Tutte le volte che spontaneamente nella mia giornata mi viene da lamentarmi di qualcosa, di una persona, del caldo, del freddo, mi torna in mente quella frase di Chiara: "Non mi lamenterò mai di nulla". Allora ricomincio, non mi lamento. Certe volte arrivo a non lasciar uscire il lamento, mi lamento solo dentro di me, poi pian piano riesco a dire: "Non importa, é un piccolo Gesù crocifisso anche questo".

Francesco, nella sua vita, non si lamentò mai di nulla e così non si appoggiò ad altri che a Gesù.
Ma, come "alter Christus", divenne sostegno di molti e amico nel cammino per tutti.
La mia breve permanenza ad Assisi é stato anche sperimentare questa compagnia.
E' il dono più grande che mi porto a casa.

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