Monday, January 12, 2009

IF I SHOULD FALL BEHIND



Utili al prossimo come un ombrello quando fuori c'é il sole, ecco i miei giudizi sui migliori dischi del 2008 e con due libri in aggiunta, sempre musicali, però.
I miei quattro o cinque lettori abbiano pazienza, perché qualcosa di bello sarà rimasto fuori; ma é inevitabile che sia così: non sono certo riuscito ad ascoltare tutto.
Poco importa, comunque: questi sono gli album che hanno accompagnato le mie serate e i miei percorsi autostradali, che mi hanno fatto compagnia nei momenti di gioia o lungo i miei sentieri grigi. E che hanno fatto vibrare le corde dell'anima. Che poi solo questo conta, in fondo: che la musica che ascolti o le cose che leggi facciano accadere qualcosa in te.
Ok, let's go:


Lucinda Williams - Little Honey
Va bene, lo confesso: questa é affezione. Perché Little Honey non é West. Però Lucinda é sempre Lucinda e a me non smette di piacere. Con la sua voce ed il suo modo di cantare, che il mio amico Paolo definisce "un'autentica scopata a ritmo di rock'n'roll"; nulla di volgare, però, si faccia attenzione:  piuttosto una struggente e sensuale modalità di rock al femminile, che rende i suoi dischi sempre affascinanti. Così anche questo lavoro, pur inferiore a quello dello scorso anno (West fu capolavoro assoluto), non mi dispiace affatto, attraverso ballatone country e blues talora torridi, altre volte sinuosi. Un disco adatto a vecchi nostalgici come me. Classico.


Nick Cave - Dig!!! lazarus Dig!!!
Dig!!! Lazarus Dig!!! prosegue sulle sonorità di Grinderman e personalmente mi attrae un po' meno rispetto agli intimistici No More Shall We Part e The Boatman's Call, già inesorabilmente datati ma sempre affascinanti. Ma un disco di Nick Cave non te lo devi perdere per nessuna ragione al mondo. Perché non c'è nessuno in giro con la stessa capacità di provocarti ed interrogarti in maniera così intrigante. Diabolico.





Jacob Dylan - Seeing Things
Ho sempre guardato con sospetto ai figli d'arte: generalmente sono delle grosse delusioni. Ma sin qui il prodotto di Jacob Dylan non é bagaglio artistico e culturale ereditato dal padre e riprodotto con abile mestiere. E' invece percorso autonomo, vissuto, sofferto e giunto a bella dignità. Questo disco e queste canzoni, poi, non sarebbero state fuori posto al Greenwich Village di NY nei sixties, ma questo vuole solo dire che il prodotto é di cristallina qualità.  Acustico.




Counting Crows - Saturday Nights & Sunday Mornings

L'inizio del disco é un urto improvviso, ritmi densi e martellanti, fatti di un rock di classe ed incisivo, per passare ad atmosfere improvvisamente calme e di ampio respiro nella seconda parte dell'album, di sapore più decisamente country e folk. Un percorso voluto, quasi concept-album, dove dalle atmosfere del sabato sera, allucinate e alla deriva, si passa a quelle della domenica mattina, in cui la sbornia smaltita lascia spazio al rimorso ed al rimpianto.
Non é disco di redenzione, quello dei Counting Crows, ma il desiderio di Significato comincia da qui.  Sferzante.


Joan Baez - Day After Tomorrow
Bentornata Joan, é un piacere rivederti e riascoltarti. Non fosse altro se non per constatare che il tempo su di te sembra non passare mai. Una voce che si arrampica ancora ed un sound arricchito dalla produzione di Steve Earle. C'é anche un brano firmato da Tom Waits e poi quella God Is God, messa lì, all'inizio del disco, quasi a dire: ho navigato a lungo, con costanza e fedeltà e non ho mai smesso di lottare, ma forse oggi c'é un'urgenza in più: "Io credo nella profezia/Alcuni vedono cose che non tutti possono vedere/e di tanto in tanto comunicano il loro segreto a te e a me/E io credo nei miracoli/(...)/Sì, io credo in Dio, e io non sono Dio". Forever Young.


Sonny Landreth - From The Reach

Chitarre. La slide, meravigliosa, di Sonny Landreth. E quella degli amichetti corsi a dargli man forte in questo album pieno zeppo di blues, rock e cajun suonati come dio comanda: Eric Clapton, Mark Knopfler, Eric Johnson, Dr. John, Jimmy Buffett, Vince Gill. 
Con un disco così potrei percorrere in estasi una strada di quattrocento miglia. 
O rimanere imbottigliato nel traffico per due ore, senza arrabbiarmi. Elettrico.




John Mellencamp - Life Death Love And Freedom
Me ne potete togliere un mucchio di torno, ma John Mellencamp me lo dovete lasciare sempre. Un'anima rock stelle&strisce ed un'energia ed intensità che si é affinata negli anni, che ormai non sono certo pochi. Ma le rughe sul volto di John oggi hanno un fascino speciale, in un disco che abbandona per un momento l'impegno politico, a favore di uno sguardo esistenziale su di sé. Life Death Love And Freedom ti conquista a poco a poco, ballata su ballata, venato di rock e superbamente prodotto da quella garanzia di perfezione che risponde al nome di T-Bone Burnett.  Notturno.


Jesse Malin - On Your Sleeve
Anima punk, ma anche lirismo e musicalità così avvolgenti da sentirtele entrare con un brivido sotto la pelle. Difficile sbagliare con un disco di Jesse Malin. Il cantautore newyorchese esce quest'anno con un live (Mercury Retrograde) e con On Your Sleeve. Quest'ultimo é album di sole cover, ma quando sono cantate così, chi ha bisogno di nuove canzoni? Revitalizzante.








Sheryl Crow - Detours
Shelby Lynne - Just A Little Lovin'
Due dischi a braccetto e a pari merito. E non solo perché loro sono bionde, affascinanti e dotate di voce deliziosa, ma per meriti decisamente artistici. Shelby Lynne si dimostra non solo country singer, nell'ottimo Just A Little Lovin', album tributo alle canzoni di Dusty Springfield, splendidamente interpretate. Dal canto suo Sheryl Crow produce un convincente lavoro, con liriche che attingono in profondità alla sua esperienza personale, non tutta rose e fiori negli ultimi tempi.  Sensuali e cristalline.




Davide Van De Sfroos - Pica!
Una volta inserito il disco, non sono più riuscito a toglierlo per un sacco di tempo. E non perché si era incastrato nel lettore cd. Davide Van De Sfroos é la sorpresa di quest'anno e non solo perché é riuscito a riempire il forum di Assago con gente che arrivava persino da Avellino. Il suo Pica! é lavoro ben riuscito di chi negli anni é divenuto vero cantastorie, uno che fa parte di quella gente di cui narra il cuore e l'anima. Con capacità, in termini di parole e talento musicale, che tanti altri non hanno e non avranno mai. E, su tutte, due canzoni veri e propri masterpieces: New Orlens e 40 Pass.  Popolare.


 Francesco De Gregori - Per Brevità Chiamato Artista
A questo disco ho girato intorno a lungo, senza saperlo mettere a fuoco. Poi, quando finalmente mi ha conquistato, ho capito il perché: era una questione di malinconia. Ma non quel sentimento fastidioso, di cui vorresti volentieri fare a meno, bensì, come disse un giorno Don Giussani, "quella verità di attesa misteriosa in cui facilmente ci riconosciamo tutti". 
Il disco di Francesco De Gregori ha questo effetto su di me, attraverso magiche canzoni come L'Angelo di Lyon o Ogni Giorno di Pioggia. Francesco, poi, con gli anni migliora sempre, proprio come il buon vino.  Struggente.


Bob Dylan - Tell Tale Signs
Alla fine non sono riuscito a farlo piacere a mia figlia tredicenne, che continua ad ascoltare Finley e Jonas Brothers. Pazienza, un giorno saprà distinguere tra ciò che dura un giorno e quello che, invece, é destinato a rimanere sempre. Ma Tell Tale Signs é veramente uno di quei dischi che val la pena di trattenere buttando via tutti gli altri. Lo sguardo di un artista puntato dritto al destino, mentre dipinge in maniera inimitabile ciò che accade intorno a sé. Con una voce ed una musicalità che si coniugano con l'eccellenza. E non un artista qualunque, ma Bob Dylan, ladies and gentlemen. Come dire: tutti gli altri si facciano pure da parte, grazie.  Mitico.


B.B. King - One Kind Favor
Il neverending tour non l'ha inventato Bob Dylan. C'era già B.B. King che da anni andava in giro a far concerti e che deve aver fatto un patto col diavolo come Robert Johnson, per decidere di morire sul palco un giorno - il più lontano possibile - mentre suona la sua Lucille.
Che possa poi anche divertirsi facendo nuovi album non é certo bizzarro, ma che questi risultino pure riusciti, alla venerabile età di 82 anni, grida semplicemente al miracolo.
Come Highlander: immortale.




Do You Believe In Magic, di Paolo Vites
Help! Il Grido Del Rock, di R.Maniscalco, S.Rizza, P.Vites, Itaca edizioni
Do You Believe In Magic? é un "viaggio nel mystery train del rock'n'roll".  Ma anche dentro l'esperienza di vita dell'autore. E se é vero che "nei suoi momenti più alti le canzoni rock danno voce alla ferita dell'uomo che cerca di afferrare il mistero", questo libro ne é la migliore testimonianza, senza nulla togliere al piacere della lettura, tant'é vero che una volta finito il libro (troppo in fretta!) lo ricominci da capo, per cominciare a leggere tra le righe.
E se a tutto ciò si vuole aggiungere un tuffo dentro le canzoni che hanno segnato la storia di questa nostra musica, attraverso una brillante chiave di lettura che le scava nel profondo, rischiando fortemente di allacciarle all'esistenza di chi legge, é sufficiente addentrarsi, anche a piccole dosi, in Help! Il Grido del Rock.
Imperdibili entrambi. Ed affascinanti.

Ho dimenticato qualcuno?
Sicuramente: i REM (Accelerate), i Fleet Foxes (Fleet Foxes), CSN&Y (Déjà Vu Live), i Clash (Live At Shea Stadium), Marianne Faithfull (Easy Come Easy Go). 
Ma che importa, l'ho già detto, l'importante é che non manchi mai roba buona da ascoltare. 
Hello guys, stay worm... and be sure: rock'n'roll can never die!

Post Scriptum
Se non ne avete ancora abbastanza di questo post, trovate mie recensioni più approfondite di qualcuno di questi album su questi altri post:
Counting Crows: qui.
Bob Dylan: qui.
Francesco De Gregori: qui.
Davide Van De Sfroos: qui.
Sheryl & Shelby: qui.

7 comments:

Maurizio Pratelli said...

L'importante è che le cose che leggi e ascolti facciano accadere qualcosa in te. Gran verità! Purtroppo questo non mi è successo con l'ultimo de gregori. buona settimana.

Paolo Vites said...

a parte i due libri,il resto lo sottoscrivo. thanx

Fausto Leali said...

@Mauri, riascoltati l'angelo di Lyon (magari col commento di Paolo)!

@Paolo: peccato, io preferivo i libri al resto :-)

Vernè said...

Gran bella lista: mi mancano Sonny Landreth che non conosco e che debbo recuperare, Nick Cave e Sheryl Crow.
Di mio aggiungerei Ryan Adams con Cardinalogy e la ristampa dei Whiskeytown più i Fleet Foxes.

Fausto Leali said...

ciao verné: bentrovato sul mio blog!

Anonymous said...

Ciao Fausto,
di tutto quello che parli, ho letto solo le tre frasi che aprono il libro "Help! Il grido del Rock" . . . di cui avevo sentito parlare qua e là su vari blog, ma che non ho visto materialmente! ;-)
Le ho lette su un blog neonato, un blog canterino ;-)

http://natoabivigliano.splinder.com/

Sono state messe come inizio di un post, che contiene la canzone "La Strada" di Chieffo . . . Ancora per alcuni giorni il blog è aperto a tutti, ti aspettiamo, e aspettiamo una canzone, postata da te! ;-)
Non ci capisco molto di musica, e soprattutto di canzoni in inglese!, ma . . . se appena possibile (ci saranno queste canzoni su you tube?) le cerco e le ascolto! :-)

E logicamente, se si trovano in biblioteca, andrò a cercare i due libri! ;-)
Saluti all'autore! ;-)

Ciao, R

Fausto Leali said...

Ciao R,
i due libri difficilmente li troverai in biblioteca.
In particolare "Do You Believe in Magic" é ordinabile solo via internet. Per farlo basta cliccare sull'immagine nella colonna del blog "consigli per gli acquisti".
I dischi, invece, li puoi trovare dappertutto.
ciao!